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13 FEBBRAIO 2018

SPA, dai bauletti per la Vespa a lampade nate dagli scarti

Economia, affari e finanza

SPA, dai bauletti per la Vespa a lampade nate dagli scarti
L'azienda di Rossiglione cresce e punta anche sull'estero
(ANSA) GENOVA, 13 FEB

E' l'azienda che realizza, a
Rossiglione, piccolo comune dell'entroterra genovese, i bauletti
portacasco della Vespa Piaggio, tasti per gli interruttori
BTicino
e altri pezzi per grandi industrie italiane. E
dall'anno scorso ha messo in campo un'idea in piu', trasformare
il materiale in eccedenza della produzione "tradizionale",
applicando fantasia e creativita', in lampade di design.
Un'attivita' parallela al core business, con un perfetto esempio
di economia circolare.
La produzione di SpaStampaggio
plastica affini, nata nel
1967, guidata da Roberto Candelo, azienda altamente
automatizzata e a emissioni zero, spazia dai settori
dell'automotive al biomedicale, dalle comunicazioni ai
componenti elettrici, elettronici, elettromeccanici, alle
attrezzature subacquee. "Il nostro core business e' lo stampaggio
di componenti in plastica e per l'industria spiega
Candelo .
Siamo nati come stampatori: il cliente ci ordinava un pezzo, noi
realizzavamo lo stampo e avviavamo la produzione, poi negli anni
abbiamo ampliato la parte di sviluppo prodotto e progettazione e
abbiamo intenzione di crescere ancora in questo senso" spiega
Candelo. Nel 2017 il fatturato e' arrivato a sfiorare 12 milioni
dagli 11 del 2016, quasi interamente realizzato in Italia, con
clienti storici come Piaggio e altri grandi gruppi acquisiti
negli ultimi anni, ma nel futuro c'e' piu' estero. "Abbiamo
iniziato a entrare nel mercato tedesco con i primi clienti e
contiamo di espanderci ancora in Germania" continua Candelo. E
in vista c'e' anche l'ampliamento degli spazi produttivi, visto
che lo stabilimento e' gia' saturo.
Per quanto riguarda le lampade, l'idea e' nata proprio
osservando gli sfridi. L'architetto che aveva curato la
ristrutturazione della palazzina uffici di Spa, ne aveva
trasformato uno in lampada e l'aveva regalato al titolare. Una
volta entrate in azienda le figlie di Candelo, Carolina e
Isabella, colpite dalla bellezza dell'oggetto hanno chiesto al
padre di sviluppare l'idea ed e' nato il marchio Dixpari. Con la
partecipazione al Salone del mobile nel 2017 e i primi contatti
l'operazione e' partita. "Lo sfrido e' la parte in eccesso, quando
si passa da una lavorazione di un materiale ad un altro nel
nostro stabilimento spiega
Carolina Candelo :
prima di
iniziare a stampare, la macchina deve impiegare materiale che
poi va smaltito. Noi lo rigeneriamo, lo ripuliamo e lo
utilizziamo per creare queste lampade che sembrano di vetro e
invece e' materiale termoplastico indistruttibile. Siccome il
materiale fuso si comporta diversamente a seconda di umidita' e
stagione, le lampade sono sempre diverse".
(ANSA).